Il 2010, l’anno dell’acqua pubblica
Il 2010 sarà l’hanno dell’acqua. Si conclude così l’incontro del Forum Italiano Movimenti per l’Acqua tenutosi sabato 9 gennaio a Napoli, al quale erano presenti una cinquantina di persone rappresentanti di circa 15 comitati territoriali, da Torino a Palermo, e di varie associazioni ed organizzazioni politiche e sindacali nazionali.
In questi mesi la privatizzazione dell’acqua è stata al centro del dibattito pubblico, grazie alla campagna “Salva l’Acqua”, portata avanti dal Forum, contro l’approvazione dell’articolo 15 della legge Ronchi, che accelera i processi di privatizzazione dei servizi pubblici locali, consegnando definitivamente l’acqua nelle mani dei privati e dei capitali finanziari. 45mila firme raccolte contro la legge Ronchi in 15 giorni e consegnate poi al Presidente della Camera, decine di iniziative territoriali che hanno coinvolto anche varie amministrazioni locali (sono oramai quasi un centinaio gli enti locali che hanno modificato il loro statuto in favore dell’acqua pubblica), un presidio sotto Montecitorio, ed azioni di mailbombing verso i parlamentari, hanno fatto in modo che il provvedimento non passasse sotto silenzio. Il governo, che aveva inserito la privatizzazione dell’acqua all’interno di un decreto che nulla aveva a che fare con la stessa, è stato costretto a chiedere la fiducia per la sua approvazione.
La legge è passata e con essa l’articolo 15, ma il movimento non si da per vinto: «Siamo convinti che sull’acqua la battaglia culturale è stata vinta. La gente è contro la privatizzazione dell’acqua ed il Governo, oltre ad essere costretto a mettere la fiducia, ha dovuto mistificare la realtà dicendo che non si tratta di privatizzazione, dice Marco Bersani del Forum, ma il problema resta vincere la battaglia politica, e ci sono nel paese le possibilità per fermare i processi di privatizzazione e porre le condizioni per una ripubblicizzazione lì dove l’acqua è già stata privatizzata».
Di questa sensibilità per l’acqua pubblica se ne sono accorti non solo chi da anni porta avanti la battaglia, ma anche altri, come l’Italia dei Valori (che al tempo del governo Prodi si era espressa a favore della privatizzazione), che ha subito depositato i quesiti referendari per l’abrogazione dell’articolo 15 della legge Ronchi (ritirati poi in seguito all’intervento del Forum). Cosa vista male dai movimenti, non solo perchè scavalcava chi da anni si batte senza ambiguità per l’acqua pubblica, con il presentimento che fosse una semplice operazione elettorale in vista delle elezioni regionali, ma anche nel merito dei quesiti presentati. «Per metà dei territori italiani un referendum così non serve a gran che, afferma Severo Lutrario del Coordinamento Acqua Pubblica della provincia di Frosinone, per coloro i quali l’acqua è già stata privatizzata, come nel nostro caso, la cancellazione dell’articolo 15 non cambia una virgola. Se vogliamo fare un referendum sull’acqua bisogna giocare la partita fino in fondo, fare in modo i quesiti referendari incidano su tutti gli aspetti della privatizzazione e spianare la strada alla nostra legge d’iniziativa popolare per l’acqua pubblica, consegnata al parlamento 2 anni fa e sottoscritta da più di 400mila cittadini».
Gli Ato dove l’acqua è già stata privatizzata sono circa la metà di quelli presenti in Italia e tutti soffrono degli stessi problemi: aumento delle tariffe e peggioramento del servizio, impossibilità di incidere sulle scelte di un bene così prezioso come l’acqua, che non riguarda più gli eletti negli enti locali, ma consigli di amministrazione aziendali.
Di questa opinione la maggior parte dei presenti alla riunione: utilizzare lo strumento referendario solo se rientra nel percorso che il Forum ha intrapreso in questi anni, una battaglia frontale per la ripubblicizzazione dell’acqua e la sua gestione partecipata da parte dei cittadini, perchè come dicono da anni “gestione pubblica non ci basta, vogliamo la partecipazione diretta della gente alla gestione di un bene fondamentale come l’acqua”.
Su questa base il movimento per l’acqua si appresta a discutere con tutte le forze politiche che si dichiarano per l’acqua pubblica.
Altro punto di discussione è stata la chiamata per una manifestazione nazionale per l’acqua pubblica, come quella del primo dicembre 2007, proposta intorno al 20 marzo e che riesca a mobilitare non solo il popolo dell’acqua, ma tutti e tutte quelli/e che si battono per la difesa del territorio, contro le grandi opere ed il nucleare, per la strategia rifiuti zero, e che riprenda i temi del movimento per la giustizia climatica che a Copenaghen ha rovinato la festa ai grandi della terra.
Una manifestazione che potrebbe, in caso di referendum, rappresentare un avvio di campagna referendaria sui generis, che si prospetta tutt’altro che semplice: 600mila firme in 3 mesi, individuare dei quesiti efficaci e che non vengano bocciati dalla Corte Costituzionale, un parlamento che si divide tra la contrarietà del Pdl-Pd, e l’ambiguità se non contrarietà di tutti gli altri, che guarda più al profitto delle multinazionali che al benessere dei cittadini e cittadine.
Insomma ciò che si prospetta è un anno dell’acqua, che potrebbe creare grosse difficoltà sia al governo che all’opposizione.
Fabio Ruggiero