La forza del lavoro culturale
State tranquilli: non siamo impazziti e non abbiamo deciso di fare il gioco dell’Oca, anche se ci hanno costretto a tornare alla casella di partenza, dove, al posto di “Letteraria” c’è scritto “Nuova Rivista Letteraria” e al posto di “anno 2 numero 3” c’è scritto “anno 1 numero 1”. Eppure noi siamo esattamente gli stessi di prima, quelli che, nella primavera del 2009, hanno dato vita a un “semestrale di letteratura sociale”, scegliendone il nome, il taglio, la struttura e gli obbiettivi. E allora, che cos’è successo? Be’, è successo che si è prima incrinato e poi rotto del tutto il rapporto costruito con “Editori Riuniti”, in particolare con il gruppo che, meno di due anni fa, rilevò un marchio storico e prestigioso della nostra editoria, per decenni legato al vecchio Partito Comunista Italiano. Quando quel gruppo ci propose di pubblicare la nostra rivista stilammo un accordo molto chiaro: noi avremmo lavorato tutti gratuitamente (purtroppo, in Italia, il livello di introiti di un periodico letterario non consente a un editore di intrattenere rapporti professionali con una redazione, pena la rapida creazione di un passivo economico), ma in cambio l’editore avrebbe dovuto pagare i costi di stampa, di grafica, d’impaginazione e di distribuzione. Il fatto è che, a un anno esatto dalla partenza di questa avventura, i tipografi, i grafici e gli impaginatori non hanno mai ricevuto un euro, mentre il secondo numero della rivista, stampato l’8 novembre del 2009, è arrivato nelle librerie il 15 febbraio del 2010 e agli abbonati ai primi di gennaio dello stesso anno, con un grave danno d’immagine e non solo. Nel momento in cui, poi, abbiamo saputo che i nostri amici grafici, tipografi e impaginatori non erano i soli – tra i collaboratori e i fornitori di “Editori Riuniti” – a non percepire le proprie spettanze, ci siamo riuniti in assemblea, decidendo – all’unanimità – di proseguire la nostra esperienza con un altro editore – nello specifico “Edizioni Alegre” – del quale stimiamo le proposte e l’evidente impegno civile. A causa della mancata firma, da parte di “Editori Riuniti”, di un “accordo tra gentiluomini” che avevamo sottoposto loro, ci siamo visti costretti a registrare un’altra testata e a ripartire da questa. Poco male: voltiamo pagina e andiamo avanti. E se questo passaggio ha comunque lasciato un segno, un altro passaggio che ci riguarda da vicino è stato ben più doloroso. Mi riferisco alla scomparsa – avvenuta lo scorso 9 aprile – del nostro redattore Renzo Casali, attore e regista teatrale, fondatore della “Comuna Baires”, scrittore e intellettuale di grande spessore. In queste pagine, oltre a un ricordo di Renzo firmato da Paolo Vachino, troverete il suo ultimo pezzo (era sempre uno dei primi a spedirmelo) dedicato – come molti altri – al tema principale di questo numero, e cioè “il lavoro culturale”, inteso non solo storicamente (a partire dal famoso e omonimo testo di Luciano Bianciardi), ma nella sua declinazione attuale. D’altronde, per capire quanto per Renzo fosse importante praticare il lavoro culturale (e non solo discutere sulla sua necessità) era sufficiente passare qualche serata all’interno della “Comuna Baires” di Milano, nelle cui sale teatro, letteratura, politica e vita quotidiana erano (e continueranno ad essere) non solo inscindibili, ma anche un esempio concreto di come oggi si possa resistere attraverso il lavoro culturale. E se questo argomento viene affrontato da ben nove articoli, uno spazio importante l’abbiamo riservato alla rubrica “Dal mondo”, e dunque al confronto con ciò che si scrive in realtà molto diverse dalla nostra. Nello specifico, vi proponiamo un viaggio nelle letterature della ex DDR, della Palestina e del Messico (con in più un ricordo di Carlos Montemayor e un testo dello stesso scrittore messicano, recentemente scomparso). Albert Camus, Sibilla Aleramo e David F. Wallace sono gli autori “ripescati”, mentre l’intervista è dedicata a Boris Pahor e il servizio fotografico al tema della monografia iniziale. Spazio, tra l’altro, anche al rapporto tra letteratura e criminalità, alla concezione dell’intellettuale post-coloniale, al nesso scienza-narrativa, alla riflessione sulle forme della scrittura e all’incidenza dei nuovi canali di comunicazione sulla creatività. Buona lettura.