La piazza di Emergency
«Abbiamo la sensazione che domani ci sarà tantissima, tantissima gente»: Gino Strada e la figlia Cecilia, rispettivamente fondatore e presidente di Emergency, sono fiduciosi nella riuscita della manifestazione di sostegno all’organizzazione umanitaria, che si terrà nel pomeriggio a piazza San Giovanni a Roma. Ma non vogliono che si trasformi in una manifestazione politica: «nessuno ci metta il cappello sopra» ha avvertito il fondatore. Una manifestazione, quindi, che deve essere senza bandiere di partiti. «Le lascino a casa, vogliamo solo le bandiere bianche di Emergency» ha detto Gino Strada, spiegando che si tratta di una manifestazione «abbastanza spontanea, organizzata in quattro giorni». «Sappiamo di avere il sostegno dei cittadini italiani – ha detto Cecilia – anche alla luce delle 340 mila firme raccolte finora al nostro appello. E si tratta di un sostegno trasversale, non solo da parte dei nostri soliti sostenitori». «La questione – ha aggiunto la presidente dell’ong – non riguarda solo Emergency ma la credibilità del nostro Paese. Può costituire un precedente pericoloso per tutti gli operatori italiani».
Intanto, i tre operatori di Emergency hanno potuto incontrare l’ambasciatore italiano Claudio Glaentzer e l’inviato di Frattini Massimo Iannucci a cui hanno detto di essere stati trattati bene. Lo riferisce una nota della Farnesina, spiegando che durante l’incontro i tre «hanno tenuto a ringraziare il Direttore della struttura per il trattamento finora loro garantito ed il governo italiano per l’attenzione con cui sta seguendo la vicenda».
La notizia, di per sé positiva, non elimina però il fatto che nei confronti dei tre operatori italiani di Emergency sono stati violati tre principi del codice penale afgano e la loro detenzione è illegale. Ne è convinto l’avvocato Afzal Nooristani, scelto dall’ambasciata italiana per difendere i tre italiani che, in un’intervista a La Stampa precisa quali sono le violazioni a danno dei suoi assistiti. «Le tre persone in stato di detenzione – afferma – non hanno potuto chiamare l’esterno, contattare la famiglia, come è loro diritto. Non hanno potuto nominare, nè parlare con un avvocato e non sono neppure state formalizzate le accuse contro di loro. Al momento non sappiamo di cosa sono accusati veramente».
Quindi, se dopo quattro giorni l’ambasciatore ha potuto dare informazioni più precise ai familiari è anche vero che il governo italiano si muove con estrema lentezza. «Dal governo ci aspettiamo soltanto che lavori in fretta e bene» ha precisato Gino Strada. «Credo che abbiano tutti gli strumenti per ottenere la liberazione dei nostri tre colleghi in tempi brevissimi. Sono strumenti della diplomazia ma anche della politica» ha aggiunto ricordando il valore, anche di immagine per l’Italia, che possiede l’organizzazione da lui fondata: «Emergency è un’organizzazione italiana, che ha curato 3,5 milioni di persone nel mondo di cui più di 2 milioni di afghani. È un bel Made in Italy in Afghanistan. L’Italia spende più di un miliardo di euro l’anno per l’Afghanistan, non voglio fare commenti su come li spende ma li spende. Quindi credo che l’Italia abbia il diritto di porre una domanda di fondo agli afghani: pensate che noi italiani continueremo a spendere miliardi di euro per essere qui e voi potete permettervi di trattarci in questo modo? Basterebbe porre questa domanda e i nostri tre sarebbero liberi».
Gino Strada è poi tornato sulle polemiche con diversi esponenti politici della maggioranza, e di governo – tra cui quel ministro della Difesa che lo ha ripetutamente attaccato ieri sera durante la puntata di Annozero: «Sono una vigliaccata le affermazioni di alcuni politici che hanno detto speriamo che siano innocenti. I nostri operatori sono innocenti». «Qualche politico – ha detto il fondatore di Emergency – si è lasciato andare a deliri tragicomici. Il governo italiano dovrebbe essere orgoglioso della nostra reputazione e del nostro lavoro, che è molto rispettato fuori dai confini italiani».
Infine, l’avvertimento sul significato reale di tutti questa operazione: «Agli operatori dell’informazione dico: tenete gli occhi aperti su quello che accadrà nei prossimi mesi nella regione. Se ci sarà, come credo, una escalation degli attacchi e della violenza, ciò potrebbe spiegare la voglia di togliere di mezzo le fonti di informazione che non siano militari».
Ci sono tanti interrogativi, secondo Strada, che restano irrisolti, e primo fra tutti il motivo dell’aggressione. Un’operazione, sottolinea, «premeditata, preparata, organizzata» perchè «sicuramente le armi non sono state introdotte dallo staff italiano di Emergency». Se nei prossimi mesi ci saranno battaglie in quella zona, l’ipotesi che si sia voluto impedire che trapelassero gli orrori si farà certezza».