Landini chiede fiducia e molla la sinistra
Maurizio Landini supera anche la prova della ex Bertone anche se lascia per strada la sinistra interna. La firma dell’accordo da parte delle Rsu Fiom, infatti, aveva provocato le critiche dell’ala sinistra guidata da Giorgio Cremaschi. Ieri Landini, riunendo il Comitato centrale, ha voluto prendere di petto il dissenso svolgendo una relazione “a titolo personale” e decidendo, al termine della stessa, di chiedere un voto di “fiducia” che certificasse bontà delle scelte fatte e forza del segretario. Ha avuto 106 adesioni, il 70 per cento, sul documento che ha presentato mentre 29 voti sono andati al documento alternativo della minoranza di Fausto Durante, vicina al segretario generale della Cgil, e 15 astensioni alla “sinistra” di Cremaschi e Bellavita, il 10 per cento. E’ stato quest’ultimo, membro della segreteria nazionale, a fare la dichiarazione di voto di astensione anche se parte delle sue osservazioni, ha spiegato, “sono state raccolte nel documento finale”. Una frattura, dunque, all’interno della maggioranza che secondo Durante rende la Fiom “più debole” e che invece in Fiom considerano come un rafforzamento di una linea “autonoma” e autosufficiente. Landini si dice soddisfatto: “Il voto è un elemento che rafforza le iniziative che la Fiom ha messo in campo sia per contrastare la pratiche della Fiat, sia per riconquistare il contratto nazionale di lavoro, vista la positività dei decreti dei tribunali”. Soddisfatto si dice anche Giorgio Cremaschi di fatto estromesso dalla vera maggioranza che governa la categoria. “Nel testo finale c’è scritto quello che chiedevamo, che anche la Bertone è un accordo separato e che la Fiom lo contesterà. In altre condizioni quel testo lo avrei votato ma oggi c’era da fare un chiarimento interno e registrare un dissenso”.
La discussione in effetti è stata molto tesa. Circa cinquanta interventi in una sala stracolma e gran parte degli interventi a fare quadrato attorno a Landini spiegando che il voto nello stabilimento di Grugliasco è stato un atto di “legittima difesa” che non modifica la linea della Fiom. Sarà lo stesso Landini a dare un nuovo appuntamento cruciale, il 18 giugno, quando si terrà la prima udienza sul ricorso presentato dalla Fiom contro l’accordo di Pomigliano. Qua e là si avvertono segnali di insofferenza per le critiche, specialmente se mosse “a mezzo stampa, con comunicati sui giornali, fuori dalle sedi appropriate”. Bellavita, nel suo intervento, invece, sostiene che la Fiom ha cambiato linea e che “stavolta ha toppato” sottolineando che non si può dare alle Rsu la titolarità su punti decisivi del contratto nazionale. Durante, invece, sottoscrive in pieno quanto fatto alla Bertone e invita ad andare avanti su questa linea. Il segretario nazionale della Cgil, Vincenzo Scudiere, anche lui appoggiando quanto fatto alla Bertone spiega che si possono prendere in considerazione anche “le firme tecniche”.
Landini, nelle conclusioni, risponde colpo su colpo. “Non è vero che la Fiom ha cambiato linea, dice, abbiamo detto chiaramente ai delegati Bertone che non avremmo firmato nazionalmente l’accordo”. “Con la Bertone in amministrazione controllata, aggiunge, le pratiche di licenziamento erano già pronte, con il placet di Cisl e Uil”. Nulla da recriminare, dunque, “era la scelta migliore da fare” che non muta la linea di fondo: si va avanti come prima e “l’accordo la Fiom nazionale non lo firma”. Poi si vota, e per la Fiom inizia una nuova vita interna.