L’illusione della vittoria di Hollande
La soddisfazione per la vittoria di hollande al primo turno delle presidenziali francesi è la classica illusione in cui incappano le varie sinistre in cerca di gloria.
Hollande beneficia certamente del fallimento di Sarkozy – il presidente che prima di stringere la mano ai suoi elettori si toglie l’orologio – e quindi della fatidica “legge del pendolo” – dai fallimenti della destra beneficia la sinistra e viceversa – ma stavolta a incassare è la destra estrema. Più di quanto abbia mai fatto. E questo indica una dinamica chiara: la crisi delle politiche liberiste e socialiberiste regala consensi al populismo estremo, razzista e xenofobo. Si tratta di una prospettiva concreta per tutta l’Europa e lo stesso risultato del Front de Gauche ne fa le spese. Nonostante un risultato a “due cifre” la delusione di Melenchon è evidente e alla fine l’ex socialista non può far altro che gettarsi a corpo morto sul secondo turno di Hollande per co-intestarsi la vittoria. Il contrario di quanto farà Marine Le Pen che si propone già come opposizione in attesa che venga il proprio turno. E’ forse la differenza principale tra destra e sinistra: la prima si candida a governare, la seconda resta ancella dei socialisti.
Un quadro dunque preoccupante in cui nel giro di dieci anni è stato bruciato un capitale per la sinistra anticapitalista. Visto il successo della campagna di Melenchon, quell’1,2 raccolto dal Npa non è da disprezzare. Ma certo per il partito anticapitalista si era data l’opportunità di ricostruire la sinistra e questa è andata perduta. Una seconda possibilità può venire dalla vittoria di Hollande che chiamerà alle sue responsabilità una sinistra di classe che voglia presidiare, in competizione con Le Pen, l’opposizione. Perché la prossima volta per la destra estrema potrebbe essere quella buona. E per frenare questa dinamica servirà una forte massa critica che resti all’opposizione dei socialisti. La partita che si apre è questa.
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