L’isolato gesto di Moratti
E bravo Massimo Moratti! Non abbiamo mai avuto dubbi sulle qualità umane e sulla sensibilità, anche sociale, del presidente dell’Inter, un uomo che, malgrado la sua condizione di miliardario (e i miliardari, di solito, i soldi se li tengono stretti), in tutti questi anni ha scelto di ridistribuire una parte delle proprie ingenti finanze sostenendo i progetti sanitari di “Emergency”, il lavoro teatrale degli esuli argentini della “Comuna Baires” e, tra l’altro, la possibilità, per decine di migliaia di bambini dei Paesi poveri, di diventare un giorno calciatori (ma non dell’Internazionale, a scanso di equivoci sull’eventualità di costruire vivai a basso costo…). Così, non ci siamo stupiti quando abbiamo letto sui giornali le sue dichiarazioni in merito ai cori razzisti dei quali è stato fatto oggetto, in più occasioni, il giovane talento nerazzurro Balotelli, specie da parte dei “tifosi” juventini (“Se durante la prossima partita tra Juventus e Inter verranno ripetuti quei cori – ha detto – chiederò al capitano Zanetti di ritirare la squadra dal campo”). Una presa di posizione molto coraggiosa, pur essendo calcisticamente autolesionista, dato che, secondo il regolamento, in casi del genere la decisione di sospendere la partita spetta a chi gestisce l’ordine pubblico (quindi il questore e il prefetto della città in cui si gioca), mentre il ritiro unilaterale di una formazione comporta automaticamente la sconfitta a tavolino di quella stessa formazione. Molti gliel’hanno ricordato (a partire dall’allenatore Mourinho…), ma lui non ha battuto ciglio, ribadendo quanto aveva dichiarato “a caldo”. Peccato, dunque, che molti altri presidenti e parecchi giornalisti e commentatori televisivi si siano affannati a prendere le distanze da Moratti, giurando sul fatto che “no, per carità, non si tratta di razzismo, ma solo di un modo un po’ pesante di sfottere gli avversari, così, senza alcuna cattiveria!”, come se non sapessero a che livello è arrivata l’infiltrazione di gruppi neofascisti e razzisti all’interno di certe curve (compresa quella interista, purtroppo per Moratti e per chi scrive). E’ chiaro, è più facile far passare determinati comportamenti per “ragazzate”, in modo tale da non “rovinare l’immagine del calcio italiano” (sic), ma non c’è dubbio che, anche questa volta, troppi rappresentanti dell’ambiente calcistico hanno perso un’occasione per provare a fermare una deriva davvero pericolosa. Ma sul serio ci si poteva aspettare una simile spinta? E quante altre occasioni del genere ci saranno in futuro? Difficile essere ottimisti, anzi, eppure l’isolato gesto di Moratti è riuscito, se non altro, a calmierare in parte l’indignazione suscitata dall’ipocrisia di chi nega persino l’evidenza. E di questi tempi, in fondo, non è poco.