Lite continua
Lite continua. Così, con una definizione che gioca su ben altre suggestioni, potremmo definire l’attuale (?) situazione del calcio italiano, caratterizzata da tensioni e risse da pollaio, provocate da chi, in teoria, dovrebbe dare il classico “buon esempio” a quelle centinaia di migliaia di persone ad alto rischio che, ogni domenica e nonostante tutto, affollano gli stadi. E invece, nel giro di un week end di campionato, una buona metà dei giocatori di Inter e Juve (Buffon in testa…) provano a rompersi il naso a vicenda davanti al pubblico televisivo di decine di Paesi, il presidente del Genoa, Preziosi, e il terzino del Parma, Panucci, si prendono a spintoni e insulti addirittura di fronte a un gruppetto di carabinieri, mentre a Roma ci pensano gli ultras delle due curve a far sospendere per sei minuti un derby noioso, il tutto a colpi di petardi e bombe carta ( e la domanda è: se a me, di norma, sequestrano persino il pericolosissimo accendino Bic, come fanno questi ad entrare allo stadio con simili arsenali? Mi piacerebbe che qualcuno rispondesse.). C’è da stupirsi? Purtroppo no, specie in un Paese in cui certi genitori accompagnano i figli di otto anni a giocare a calcio e poi, dagli spalti, li incitano a spaccare le gambe ai loro piccoli avversari. L’obiezione, a questo punto, è sempre la stessa: attorno al calcio la violenza c’è dappertutto. E’ vero, ma solo in parte, perché in molte città europee il pubblico applaude le squadre avversarie e non va allo stadio come di solito si va alla guerra. Questione di cultura e, come è noto, sotto questo profilo noi siamo seduti sul gradino più basso. E a quanto ammonti la nostra inciviltà si capisce facilmente dalle reazioni a uno dei gesti più belli mai visti su un campo di gioco, e cioè la decisione, assunta dall’allenatore dell’Ascoli, Pillon, di far segnare un gol alla Reggina per pareggiare i conti con una rete segnata dall’Ascoli mentre i giocatori avversari erano fermi a causa di un incidente (serio) occorso a un loro compagno. Bene, anziché dare una medaglia al bravo Pillon, i dirigenti e i tifosi della squadra marchigiana gliene hanno dette di tutti i colori, così impara ad essere onesto! Insomma, ci stiamo preparando ai Mondiali del Sudafrica (ai quali, naturalmente, parteciperà la fedifraga Francia al posto della pulita Irlanda del Trap) e temo che una volta arrivati laggiù i tifosi italiani medi dimenticheranno tutte le sofferenze patite da un Paese oppresso per decenni dall’Apartheid, così come, trentun anni fa, fecero finta di non sapere che intorno agli stadi argentini si massacravano decine di migliaia di giovani oppositori del regime nei campi di concentramento clandestini. Troppo pessimista? Può darsi, ma come non esserlo, a maggior ragione, dopo aver letto (solo su “Liberazione”, a dire il vero), che le tifoserie di estrema destra di Real Madrid, Espanyol, Levski, Lazio e di alcune squadre tedesche sono andate in massa nella capitale austriaca per dare una mano ai loro camerati dell’Austria Vienna, impegnati a provocare i tifosi dell’Athletic Bilbao, notoriamente antifascisti e vicini all’indipendentismo basco? Difficile, insomma, essere ottimisti, e poi vengono i brividi a pensare che una squadra a suo tempo perseguitata dai nazisti abbia oggi una parte dei propri tifosi che si rifà al nazismo… . Per fortuna – ma è una soddisfazione da poco – a rimettere un po’ le cose a posto ci ha pensato la dea Eupalla (come la chiamava il grande Gianni Brera): sul campo, l’Athletic Bilbao ha vinto per tre a zero. Non male, compagni baschi!