L’orgoglio di Pomigliano
La vera novità della giornata, nell’infinita vicenda Fiat, è l’esibizione dell'”orgoglio Fiom”. Il sindacato metalmeccanico della Cgil, infatti, ha tenuto proprio a Pomigliano un’assemblea dei delegati del gruppo automobilistico insieme ai grandi gruppi industriali. Un’assemblea che ha ribadito, con forza e anche caparbietà, quanto la Fiom va ripetendo da un mese, e cioè che l’accordo su Pomigliano ha delle zone di incostituzionalità e che pertanto non può essere approvato. Solo che stavolta lo ha ribadito, non con una conferenza stampa o una dichiarazione ma con una manifestazione di circa 1500 tra delegati, segretari locali, dirigenti che hanno “abbracciato” coralmente il proprio segretario generale accolto da un applauso convinto e entusiasta. Chi dava la Fiom per spacciata, ha detto l’assemblea, si è dovuto ricredere e ora l’organizzazione “ribelle” in Cgil è al centro delle attenzioni. E dalle parole di Landini, e poi dal documento conclusivo approvato all’unanimità – quindi anche con il consenso della minoranza interna, i “riformisti” legati a Epifani e Camusso – le indicazioni sono chiare: la Fiom darà il suo assenso a un accordo che si inscrive nell’ambito del contratto nazionale e che non preveda deroghe alla legge e alla Costituzione, non ad altro. E per dare forza a questa linea, l’assemblea ha dato mandato a intraprendere nel mese di luglio un’iniziativa itinerante che partirà, non casualmente da Termini Imerese (stabilimento destinato alla chiusura e che la Fiom vuole difendere) per toccare le maggiori piazze italiane, fino ad arrivare alla presidenza del Consiglio dei ministri. «Faremo un presidio di massa davanti a palazzo Chigi» dice un entusiasta Giorgio Cremaschi.
L’assemblea è servita anche a sgombrare il campo dall’ultima delle opzioni uscita dal cilindro del ministro Sacconi: l’ipotesi cioè di un «protocollo aggiuntivo» all’accordo, da far firmare alla Fiom, in cui si sarebbero “spiegate” meglio le parti controverse, specificando i limiti previsti dalla Costituzione. Una firma che, in casa Fiat, era stata presentata come un “patto di non belligeranza” con la Fiom per raggiungere lo scopo che più sta a cuore all’azienda torinese: evitare il “boicottaggio” della Fiom all’intesa. Solo che una volta visto il testo che, appunto, “spiegava meglio i contenuti dell’intesa” in Fiat hanno detto di no. Ma a dire un no ancora più chiaro è stato ieri Landini e la Fiom tutta, chiarendo di non essere disponibili a nessun “protocollo aggiuntivo” ma solo a un accordo chiaro e in linea con il contratto nazionale. Appunto, “nessuna novità” come viene sottolineato anche in casa Fiat dove, però, sulle intenzioni della Fiom non c’era nessun dubbio e nessuna attesa. Quello che interessa, invece, all’azienda di John Elkanne e Sergio Marchionne è riuscire a sedersi finalmente al tavolo con i quattro sindacati firmatari dell’intesa per arrivare a «implementare» l’intesa stessa. In che modo? L’obiettivo è individuare i modi legali con cui applicare quell’accordo disinnescando l’opposizione della Fiom: e qui le opzioni al momento che circolano sono due. Una nuova società che sostituisca la Fiat e assuma solo gli operai “buoni”, ipotesi che non piace a Cisl e Uil; oppure un modo per indurre gli operai di Pomigliano a “controfirmare” l’intesa stessa assicurando così di non contrastarla in fabbrica. E’ un’ipotesi che la Fiom teme ma che esclude possa essere realizzata. Per il momento in Fiat la parola d’ordine è “attendere” e quindi l’azienda non si pronuncia.
Chi invece parla dell’assemblea Fiom sono la Cisl e la Uil che, ovviamente, irridono alle posizioni del sindacato Cgil – «non sono queste manifestazioni a portare lavoro a Pomigliano», dice il segretario della Fim, Farina – escludendno qualsiasi tipo di protocollo aggiuntivo e chiedendo invece all’azienda di «decidere rapidamente l’avvio degli investimenti» e di fissare al più presto un incontro.
Anche la nuova segretaria generale designata della Cgil, Susanna Camusso, insiste sul tema dell’investimento perché «il tempo dell’investimento è anche il tempo della ricostruzione di una soluzione condivisa da tutti». Dal lato Fiat si conferma che la prossima fase sarà proprio quella che prevede l’avvio dell’investimento ma non si fa mistero che la soluzione di “tamponamento” della Fiom non è stata ancora trovata. E questo, ancora per il momento, dà forza alla Fiom, come dimostra l’assemblea di ieri, in particolare i combattivi interventi dei vari delegati o la scelta di far parlare gli immigrati di Rosarno, e come dimostra il luglio “di lotta” che Landini ha delineato. Compreso lunedì prossimo quando a Montecitorio la Fiom depositerà le oltre 50 mila firme raccolte in calce alla sua legge di iniziativa popolare per una normativa chiara sulla rappresentanza sindacale.