Nucleare, aperta la roulette dei siti
Si rincorrono nei mass media le voci sui siti in cui verranno (o sono state già segretamente) localizzate le future centrali nucleari. D’altronde, non occorrono particolari lauree o master per capire quali possano essere : basta escludere tutta la catena alpina, la dorsale appenninica, le zone a rischio sismico e idrogeologico, le zone densamente popolate e il risultato è ottenuto.
Ovvero, se fossimo in un Paese normale, la conclusione dovrebbe essere : non c’è posto per il nucleare, che oltretutto è una follia economica, energetica, ambientale e democratica.
Ma siamo ben lontani dall’essere un Paese normale, per cui che la giostra parta e che ciascuno punti le proprie fiches.
Facciamo tuttavia un po’ di ordine sui provvedimenti in corso e i tempi degli stessi, in modo che sia chiaro a tutti quali passaggi aspettarsi e in quali direzioni.
Con la ovvia premessa che la scelta nucleare ci riguarda tutte/i e va combattuta come una battaglia nazionale per un’altra energia e un’altra società e non lasciata interamente sulle spalle delle popolazioni di quei territori che, alla fine del mercato delle vacche, subiranno la localizzazione.
Il primo provvedimento in ordine di tempo è la costituzione dell’Agenzia per la Sicurezza Nucleare. Provvedimento da studiare con estrema serietà e discernimento, visto che dovrebbe essere l’istituzione garante della salute delle popolazioni. Ma siamo in Italia e l’istituzione dell’agenzia è in ritardo per un conflitto di forte pregnanza scientifica fra gli addetti ai lavori : ovvero, la sua sede dovrà essere localizzata a Genova come vuole il Ministro ligure Scajola o a Venezia come vuole il Ministro Veneto Brunetta?
Il secondo passaggio riguarda ben quattro provvedimenti da prendere entro il 15 febbraio.
Il primo dei quali dovrà essere una delibera del Cipe che dovrà dire quali tecnologie saranno ammesse. Qui il compito è facile : poiché l’Enel ha già un accordo per la francese Epr e l’Eni per la american/giapponese AP 1000, le tecnologie ammesse saranno entrambe. Naturalmente, senza far cenno al fatto che ad oggi non esistono reattori Epr o AP1000 in funzione, bensì solo in costruzione, con enormi problemi di sicurezza, come gìà certificato dalle Agenzie di Sicurezza Nucleari capaci di fare il loro mestiere (è recentissima la presa di posizione congiunta delle Agenzie di Francia, Gran Bretagna e Finlandia sulla intrinseca insicurezza degli impianti Epr!).
Il secondo provvedimento dovrà decidere le compensazioni economiche per gli enti locali che accoglieranno le centrali nucleari. Ma come? Non sono impianti sicuri, che miglioreranno la qualità della vita e dell’ambiente e rilanceranno l’economia? Evidentemente no, altrimenti non sarebbe necessario un decreto di autorizzazione alla distribuzione di tangenti per oliare i meccanismi ed ottenere il consenso.
Il terzo provvedimento dovrà localizzare il deposito delle scorie e qui l’umano intelletto si cimenterà con un problema non di poco conto : dove trovare un sito sicuro per rifiuti radioattivi che dovranno rimanere in sicurezza per 250.000 anni, ovvero sotto la responsabilità di 10.000 generazioni future?
Il quarto provvedimento, infine, riguarderà la localizzazione dei non siti. Sì, perché essendo la produzione e la distribuzione di energia privatizzate, il compito del Governo sarà quello di indicare i luoghi dove NON potranno essere localizzate le centrali nucleari: Sarà poi il privato, su libera iniziativa di mercato (non ridete, per favore!) a proporre i siti nei luoghi rimasti a disposizione dalla mappatura “in negativo” fatta dal Governo. Naturalmente sorvolando sui poteri delle Regioni, sanciti dalla Costituzione, e sui diritti dei cittadini ad essere adeguatamente informati e a partecipare alle decisioni, come stabilisce la Convenzione di Aarhus del 1998. Tanto i siti saranno dichiarati “zone di interesse strategico nazionale e presidiati dall’esercito…
Sull’insieme di questi quattro provvedimenti, è evidente che pesa come un macigno la data. Poiché, contrariamente a quanto sostenuto dal Governo e dai cortigiani ossequiosi (Chicco Testa e Umberto Veronesi in primis), le popolazioni non hanno nessuna intenzione di subire centrali nucleari nei propri territori, è evidente che qualunque localizzazione dei siti dovrà essere spostata a dopo le elezioni regionali di marzo.
Questi provvedimenti verranno dunque presi non prima di aprile-maggio.
Infine, un solo appunto sulle localizzazioni : le località che verranno indicate saranno tutte costiere, perché diversamente dalle precedenti localizzazioni, la ridotta portata di fiumi come il Po non consentirebbe più l’utilizzo dell’enorme mole di acqua che serve al raffreddamento costante dei reattori (in Francia, si utilizza il 40% di tutta l’acqua potabile!). Per cui, è bene che drizzino le antenne le zone di Monfalcone e del Polesine; del Molise e della Puglia; dell’alto Lazio, della Sicilia e della Sardegna.
Ma è bene che la lotta cominci da tutti e dappertutto.