Prime bombe sullo Yemen
Hanno chiuso ieri le ambasciate di Gran Bretagna e Stati Uniti a Sanaa, in Yemen. Quasi un segno dell’imminente rappresaglia nei confronti degli esponenti di Al Qaeda nel paese, legati all’attentato terroristico condotto da un cittadino nigeriano lo scorso 25 dicembre, contro un volo della Delta Northwest Airlines, da Amsterdam a Detroit.
La chiusura delle ambasciate è infatti stata seguita da una dichiarazione, ieri, del premier britannico, Gordon Brown, che assicurava azioni più efficaci nella lotta al terrorismo, in particolare nello Yemen e in Somalia.
Lo stesso giorno l’aeronautica militare saudita ha attaccato la regione di Saada, nel nord dello Yemen.
La notizia è stata diffusa dai ribelli islamisti Houthi del paese, che hanno accusato l’Arabia Saudita, stretta alleata degli Stati Uniti, di aver ucciso nel bombardamento 54 persone. Né le autorità di Sanaa, ne quelle di Riyad, hanno però confermato la notizia.
I ribelli sciiti Houthi hanno iniziato nel 2004 una campagna armata nel nord dello Yemen, lamentando un’emarginazione sociale economica e religiosa. Da allora centinaia di persone hanno perso la vita mentre decine di migliaia sono state costrette ad abbandonare le proprie case.
Nuove azioni sarebbero attese anche in Somalia, dove il primo ministro, Omar Abdirashid Ali Sharmarke, ha annunciato, sabato, un’imminente offensiva su larga scala contro le milizie islamiste radicali che fanno capo ad Al Shabaab.
«Le nostre truppe sono pronte a cacciare questi terroristi fuori dalla capitale entro la fine di gennaio, continuando a prendere i territori ancora sotto il loro controllo», ha detto Sharmarke.
Secondo fonti del governo, la locale missione di pace dell’Unione Africana si sarebbe attrezzata per fornire alle milizie governative tutto il suo supporto, inclusi armi e mezzi blindati.
Dal centro del paese giungono intanto notizie di violenti scontri, durati tutto il fine settimana. Le milizie di Al Shabaab avrebbero attaccato, senza successo, la città di Dhusa Mareb, nel centro del paese, lasciando sul campo almeno 47 morti. Mentre nella cittadina sembra essere tornata la calma, scontri sono segnalati a Beledweyn e un po’ in tutte le regioni centrali del paese.
La Somalia, senza un governo effettivo dal 1991, ha mostrato, negli anni, di essere del tutto incapace di uscire dall’endemica condizione di guerra in cui versa. La fiorente economia di guerra, che si è affermata in questo lungo periodo di anarchia, ha reso, poi, la pace ancora meno “conveniente” oggi, rispetto al passato.
Nigrizia – 04/01/2010