«Pronti a fermare anche la Rachel Corrie»
«La Rachel Corrie sta andando verso Gaza e non si fermerà. Siamo gente normale, molti di noi non sono nemmeno più giovani e certo molti sono spaventati, ma non ci fermeremo. Non portiamo armi, tutti a bordo hanno firmato una dichiarazione che dice che non portano armi con sè. Se (gli israeliani,ndr) arrivano, ci stenderemo sul ponte della nave a mani alzate e ci faremo arrestare». Lo ha dichiarato a CNRmedia Mary Hughes, del coordinamento «FreeGaza».
Israele sostiene che sono due le imbarcazioni pacifiste che si stanno dirigendo verso Gaza e il vice ministro della difesa Matam Vilnai ha ribadito che le forze armate interveranno di nuovo. Stavolta però, spiegano i media israeliani, non verranno attuati blitz armati, come quello dell’altra notte sfociato in una strage, ma verranno usate tecnologia e altri sistemi, non meglio precisati per bloccare le navi.
«Non ci faremo intimidire – ha proclamato Hughes – loro hanno il potere, le armi, gli elicotteri, le navi da guerra, sappiamo che possono fermarci, che possono arrestarci e anche ucciderci, ma ogni volta che lo fanno scopriamo che ci sono sempre più persone che vogliono arrivare a Gaza. Continuiamo a ricevere telefonate di gente che ci chiede quando organizzeremo i prossimi viaggi ». (red) Nena News
Intanto, tornano ad intervenire le Ong italiane che operano nei Territori occupati palestinesi dopo l’uccisione di 9 attivisti internazionali a bordo delle navi della Freedom Flotilla compiuta dalle forze armate israeliane in acque internazionali. Chiedono che il governo italiano assuma una posizione chiara di denuncia del crimine israeliano, affinché le due navi pacifiste ancora in mare possano raggiungere il porto di Gaza.
“Chiediamo inoltre – spiegano in un comunicato – che l’ambasciata italiana a Tel Aviv e il consolato italiano di Gerusalemme annullino i festeggiamenti previsti il 2 e 3 Giugno in rispetto dei morti e dei tre giorni di lutto dichiarati nei Territori occupati palestinesi dove noi Ong lavoriamo”. Le Ong italiane inoltre hanno richiesto un incontro con il viceministro degli esteri Stefania Craxi che sara’ in visita in questi giorni in Cisgiordania.
“L’attacco alla Freedom Flottilla ci riguarda direttamente”, dichiara Martina Iannizzotto, dell’Ong ACS, “riguarda il nostro ruolo ed il nostro lavoro. A bordo della nave ci sarei potuta essere io, ci sono amici. Le navi trasportano materiale umanitario, fondamentale per il nostro lavoro, che a causa del blocco israeliano non entra a Gaza, o solo attraverso i tunnel con l’Egitto”
“La Freedom Flotilla – aggiune Iannizzotto – lanciava al mondo il messaggio che Gaza e’ sotto assedio e l’assedio deve terminare. Le stesso messaggio che ripetono l’Onu e l’Unione Europea. Mentre il governo israeliano dichiara che a Gaza non esiste una crisi umanitaria, le Nazioni Unite affermano che oltre il 60% della popolazione di Gaza e’ a rischio di sicurezza alimentare, come noi che ci lavoriamo sappiamo bene”.
“L’attacco ed il bagno di sangue di civili da parte dell’esercito israeliano è un atto illegale di una gravita’ inaudita – conclude la cooperante italiana – Le ong italiane si sono associate alla giornata di lutto dichiarata nei Territori occupati palestinesi e chiedono alle autorita’ italiane (a Tel Aviv Gerusalemme) di cancellare i festeggiamenti per la festa della repubblica del 2 giugno”. (red) Nena-News