Verso la giornata di lotta del primo marzo
Non mancano argomenti su cui confrontarsi agli oltre 200 migranti e antirazzisti che si sono incontrati oggi a Roma. Convocata già dal mese scorso, la precipitazione degli eventi delle ultime settimane ha chiamato l’assemble nazionale a confrontarsi con urgenza in un quadro totalmente cambiato. «Rosarno parla del futuro non del passato nel nostro paese». Parla del precipitare della crisi e di dove condurrà la crescente disoccupazione e l’imbarbarimento delle relazioni sociali. Ma impone anche un confronto sul che fare. E in quest’ottica le numerose valutazioni rispetto alla giornata del primo marzo si confrontano tra loro. La proposta nata in Francia e rimbalzata in Italia attraverso la rete, come una pallina su un piano inclinato assume velocità, ma non per forza consistenza, senza che i sindacati, le realtà antirazziste e i lavoratori e le lavoratrici migranti riescano a stargli dietro. L’assemblea dunque si conclude con un’agenda fitta di impegni e di appuntamenti, ma dove il primo marzo è segnato come giorno di mobilitazione nazionale contro il razzismo e sulle questioni del lavoro. La giornata di lotta vedrà lo sciopero nelle realtà dove questo è possibile, come nel nord Italia, ed altre iniziative in tutto il resto del paese. Insomma, anche per quanto riguarda la questione dei migranti l’Italia va a diverse velocità. Le realtà lavorative, seppure in crisi, del nord costruiscono comitati per lo sciopero, incalzando anche i sindacati, quelle del sud rispondono con un assemblea da tenersi nei “luoghi della contraddizione”.
La piattaforma è ancora quella del 17 ottobre, che rivendica una sanatoria reale (non truffa come l’ultima) e generalizzata, la chiusura dei Cie, ma nuova centralità acquista la questione del lavoro: la rottura del rapporto tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro è solo uno di questi aspetti. Più volte è stata richiamata la necessità di supportare con la concessione del permesso di soggiorno gli immigrati che dichiarano di lavorare in nero. Uno strumento concreto contro lo sfruttamento, ma anche contro le mafie e il capolarato, che non è solo un fenomeno delle piantagioni del sud Italia.
La centralità delle questioni del lavoro ha posto con una certa insistenza richieste precise al mondo del sindacato presente, sindacati di base, Fiom e CGIL. A fronte dei 900 mila lavoratori migranti iscritti ai sindacati si è riusciti a strappare solo la promessa di sostenere lo sciopero a partire dai luoghi di lavoro dove sarà auto-convocato, e la promessa di uno sciopero generale un giorno che verrà ancora da costruire. Una nota è quella del Comitato migranti che invece convoca per il 24 e il 25 aprile un Congresso dei lavoratori migranti.
Intanto la solidarietà alla lotta dei migranti di Rosarno arriva con un impegno un po’ tardivo per una campagna che chieda il riconoscimento per tutti i profughi della concessione di un permesso di soggiorno per motivi umanitari e non solo ai refertati , come invece proponeva Maroni. Durante l’assemblea si è trovata anche ospitalità a parte dei 100 deportati da Rosarno che ancora dormono alla stazione di Roma Termini.
Infine, una buona notizia: mentre a Roma si parlava… lo Zeta lab a Palermo veniva ri-liberato!