Descrizione
Il declino politico di Berlusconi ha aperto scenari nuovi per la destra italiana che Matteo Salvini sembra aver colto al volo. Sotto la sua guida la Lega ha cambiato pelle, marginalizzando le non più spendibili rivendicazioni regionaliste ed egemonizzando il centrodestra con un populismo fortemente caratterizzato dai temi dell’identità e sovranità nazionale. Lo storytelling di Salvini è ridotto all’osso: pochi fronzoli per una comunicazione nuda e cruda, concetti chiari e ripetuti ossessivamente. Le vittime siamo noi non loro, spiega agli elettori parlando dei migranti. Il punto del resto non è la realtà o meno dei fatti, ma il successo della loro rappresentazione.
Slogan come “prima gli italiani” o “aiutiamoli a casa loro” hanno però una genealogia precisa nello sviluppo del pensiero di estrema destra in Europa, che negli anni ha aggiornato vecchie ideologie impresentabili e dato voce a nuovi teorici, tra cui l’ispiratore della nouvelle droite Alain de Benoist e Aleksandr Dugin, il filosofo vicino a Putin. L’ascesa della “nuova” Lega si inserisce infatti nel più generale affermarsi delle destre populiste nel vecchio continente: da Alba Dorata in Grecia all’Ukip di Farage in Gran Bretagna, dalle formazioni xenofobe dei paesi scandinavi all’Ungheria di Viktor Orbàn. Storie diverse ma che condividono molte parole d’ordine e narrazioni.
Questo libro inquadra l’ascesa di Salvini nel più complessivo fenomeno delle nuove destre europee, fornendo una cassetta degli attrezzi per smontare la ruspa e vedere come girano le rotelle degli ingranaggi.
Se ne va in giro su e giù per l’Italia su una ruspa, a volte è vera a volte solo metaforica. Con il suo Caterpillar il leader leghista Matteo Salvini vuole abbattere i campi rom, spianare i centri d’accoglienza, spazzare via il governo Renzi e l’euro. Qualcosa non va? E allora ruspa! Tabula rasa, e chi se ne importa delle macerie. […] Nel serbatoio della sua ruspa Salvini può mettere tutto il risentimento sociale in circolazione, ben miscelato con le paure di chi vede il proprio mondo crollare e il futuro sempre più incerto.
Tutto questo fa da carburante per la macchina leghista, mentre dal tubo di scappamento escono i gas tossici della microfisica dell’odio.