Castro e Guevara, gemelli diversi (Gervasoni da “La Lettura” del Corriere della sera)
(da “La lettura”, inserto del Corriere della sera, del 10/02/2013)
Niente di meglio, si sa, che morire giovani e magari non nel proprio letto, per entrare nel mito. Lo dimostrano le vite di Che Guevara e di Fidel Castro: il primo icona (e santino) dell’estrema sinistra mondiale, anche dell’ultimissima; il secondo, una sorta di Breznev caraibico dal lento declino fisico parallello a quello del suo regime. Che Castro e Guevara fossero due personalità distanti era noto da tempo, fino ad alimentare le leggende di un Che “libertario” contro un Fidel “autoritario”. In realtà, negli anni in cui fu a Cuba, Guevara contribuì all’instaurazione della dittatura e fu responsabile come e forse più di Castro dell’eliminazione fisica di numerosi oppositori politici.
Gli stessi scritti del Che del resto sono una costante esaltazione della violenza. Una lettura, la nostra, non certo condivisa da Antonio Moscato, storico di formazione e di militanza trozkysta, autore di numerosi libri su Cuba, piuttosto restìo a considerare Castro e Guevara come fondatori di un regime autoritario. La lettura del suo ultimo libro Fidel e il Che (Alegre), nel mettere a confronto i profili biografici dei due, è nondimeno stimolante. Anche se le simpatie dell’autore vanno certamente a Guevara, egli si sforza infatti di esaminare criticamente sia le leggende nere su Castro che quelle “bianche” sul Che. Così anche il luogo comune di un Castro diventato filosovietico che avrebbe abbandonato al suo destino Guievara, prima in Congo, poi definitivamente in Bolivia, viene decisamanete ridimensionato. Semmai, secondo l’autore, la svolta filosovietica di Fidel cominciò dopo la morte di Guevara e in particolare dopo l’invasione di Praga del ’68, anche se già in precedenza era possibile vedere un Guevara seguace dell’esportazione della rivoluzione e un Castro più vicino al modello del socialismo in un solo Paese. Il fatto è che Castro era un politico e come tale doveva muoversi con senso del realismo, indispensabile anche ai rivoluzionari, mentre al Che questa qualità, la prima necessaria a un politico, mancava del tutto.
Leggi le anticipazioni sul libro, e la risposta di Moscato a questa recensione, sul sito di Antonio moscato: http://antoniomoscato.altervista.org/index.php?option=com_content&view=a…