Da dove viene l’ossessione per la sicurezza e il decoro – Maria Mancuso da “The Submarine”
Nel suo saggio, Wolf Bukowski sonda quelle che dagli anni ‘90 sono le ossessioni di amministratori locali e governanti del nostro paese: la sicurezza e il decoro, armi per discriminare e allontanare da città sempre più trincerate e impaurite tutti coloro che cadono nella fumosa categoria di “indecoros*”.
Com’è facile immaginare, nella classifica di chi ha diritto ad accedere alla città del decoro, i migranti poveri sono all’ultimo posto. Né consumatori, quindi inutili ad alimentare la macchina del capitale, né detentori di cittadinanza, quindi vulnerabili e facili da espellere. “Essi sono colpiti da divieto d’accesso o di permanenza, e sono sempre irregolari da qualche punto di vista (permesso di soggiorno, di lavoro, autorizzazione commerciale…) perché le regole sono confezionate precisamente per escluderli. Ogni strategia di sopravvivenza che mettono in campo viene considerata, quando non direttamente criminale, come minimo indecorosa.” (p.154)
Assieme a Wolf esploriamo come la retorica della sicurezza e del decoro alimenti la ripartizione della società in un “noi” e un “loro.” I dispositivi contro il degrado includono panchine anti bivacco, muri, transenne, conversione di giardini pubblici in parcheggi, multe per chi beve da bottiglie di vetro in strada e daspo urbano. Ma anche l’incremento di pattuglie e militari nelle periferie, e il fiorire di associazioni di volontari che organizzano eventi “di cleaning” (sic!) per togliere “graffiti su palazzi, monumenti e case.”
Al centro del libro e della nostra conversazione restano però le responsabilità della sinistra istituzionale nell’aprire varchi alla destra che quando arriva a governare trova la porta spalancata e il pavimento ben lucidato. Colpe che, al contrario dei graffiti sui muri, sono impossibili da ripulire.