Duccio Rugani sul Corriere nazionale
Una vendetta sottile che mette a nudo le contraddizioni del potere leghista
Di Duccio Rugani (“Corriere nazionale” 06/11/2011)
Oggi devo recensire un libro. Quando l’ho fatto, mi sono spesso sentito di cedere all’istinto ancestrale di blandire a mia volta chi ha ritenuto fondamentale il mio giudizio. La copia in mio possesso ha addirittura le dediche di due dei 17 autori che rimarcano la mia vicinanza alla loro battaglia. Uno scrive per la libertà, l’altro
di civiltà. La storia di questa antologia di testi freschi, spigliati e connessi all’attualità, risale a qualche anno fa. Quando l’Italia esortò la Francia all’estradizione del terrorista Battisti, poi rifugiatosi in Brasile, molti intellettuali firmarono un appello che chiedeva alla Francia di nonconcedere questa estradizione. Tanti di loro
lo fecero senza conoscere, né aver letto alcunché di Battisti. Per loro l’Italia non aveva il diritto di carcerare l’esule perché il processo si era celebrato nella loro convinzione con atti grotteschi e riti in violazione delle libertà civili. Lo scorso anno, il “No” secco all’estradizione del terrorista da parte del presidente brasiliano
Lula fece salire i toni del confronto diplomatico e politico. L’effetto immediato fu di macchiare l’immagine del ministro dell’Interno Roberto Maroni fino allora uso a celebrare con regolarità i propri successi contro la criminalità. Dalla Regione Veneto amministratori, leghisti militanti, fecero scattare una contro-operazione
di immagine, cioè l’appello al boicottaggio dei libri di quegli autori pro-Battisti. I toni erano quelli di una propaganda rozza che senza difficoltà riportava alla mente i roghi di libri nelle pubbliche strade che precedettero l’Olocausto. Le cronache dei giornali ne parlarono solo per un po’. Gli scrittori contro il rogo sono stati più resistenti. Temprati da questa esperienza, hanno da allora pensato a “Sorci Verdi”,
come frutto di un impresa collettiva e militante. Conquesto libro hanno reso la propria testimonianza
su come percepiscono la Lega Nord, i suoi simpatizzanti, la simbologia ed i principi
propugnati dai loro leader. Il libro è dichiarato frutto di un sentimento di antipatia reciproca, ma non per questo svilisce la sua consistenza culturale. Fa pensare. I racconti sono ispirati da cronache, esperienze dirette o proiezioni future dei proclami di Pontida. Fatto di stili diversi va aldilà dei neologismi con più di un’autore che tenta di trovare una morale nel fatto. Il tratto costante è l’arretratezza culturale del popolo
leghista che si propone inizialmente in una battaglia di difesa delle tradizioni e del territorio e che progressivamente sviluppa una colonizzazione del territorio stesso e delle coscienze di chi lo abita. Per collettività che posseggono, la prima paura è quella di non possedere più. Di qui il tratto dominante della paura per ciò che è estraneo e l’arroganza con cui si giudica ciò che proviene dall’esterno. Sull’antologia
viene riportata una frase di Benjamin Franklin che, una volta letta, cresce in consapevolezza nell’animo: “chi rinuncia alla libertà per raggiungere la sicurezzanon merita né la libertà, né la sicurezza”. Nella Padania tutto va invece al contrario, l’abbondanzadi simboli della propaganda leghista – questa l’accusa degli scrittori
contro il rogo – tende a confondere le coscienze e instillare il bisogno di protezione, nonché a giustificare una tessitura costellata di ingiustizie, razzismoe prepotenze che è finalizzata al controllo di un potere assoluto e tramandabile.