Fútbol – segnalazione da “Bibliocalcio”
da Bibliocalcio
Etichettare il compianto Osvaldo Bayer (è morto nel 2018) non è affatto semplice perché è stato molte cose insieme: storico, giornalista, sceneggiatore, certamente intellettuale di spessore, anarchico e pacifista. Ha pagato con la galera e l’esilio la sua coscienza critica che non ha mai voluto tenere a bada. Tra i suoi lavori di ricerca e denuncia compare, quasi come un’anomalia, anche questo dedicato al calcio la cui genesi affonda le radici nel gennaio del 1989, quando una casa cinematografica lo contatta per la sceneggiatura di un documentario sulla storia del calcio argentino. Dopo un iniziale e comprensibile rifiuto Bayern poi decide di accettare, forse anche perché sollecitato dal suo amico Osvaldo Soriano, che ne cura la prefazione, giustificandosi quasi con una serie in interrogativi legati all’aspetto storico e sociologico del calcio, tant’è che si chiede: «non fa parte della vita questo strano e magico influsso esercitato sul mondo intero da ventidue giocatori e una palla?».
Lavora così al docu-film uscito nel 1990 dal titolo “Fútbol argentino” per la regia di Víctor Dínenzon. Successivamente la sceneggiatura, scevra di tecnicismi relativi alla trasposizione su pellicola, ha dato vita a questa sua opera, data alle stampe sempre nel 1990.
Nonostante la scientificità dei suoi lavori passati e l’accurata ricerca bibliografica posta in essere per la realizzazione di questo libro, Bayer sceglie di non citare opere e autori con note a piè di pagina, lasciando spazio a nostalgia e sogno, ricordi d’infanzia e malinconia. Il risultato è una storia del calcio argentino, raccontata come i fotogrammi di un film, con voci fuori dal campo che emergono come testimonianza di quanto raccontato, sviscerando dettagli spesso inediti.
Il libro termina col Mondiale del 1986 e la nascita della stella di Diego Armando Maradona dopo di che la poesia e il romanticismo del Fútbol cede il passo a sponsorizzazioni, diritti televisivi e business ed è la fine del sogno e della poesia.
Tra le pieghe del libro ovviamente Bayer non smette mai di legare le dinamiche sportive a quelle socio-culturali argentine così da non lasciarsi sfuggire l’occasione, ancora una volta, di porre in evidenza anche il punto di vista dei subalterni e degli oppressi, giustificando così in qualche modo la sua scelta di prestarsi ad un lavoro su una tematica così “commerciale”.
La mancanza aggiornamenti editoriali àncora il libro ad una trentina di anni fa, cosa che potrebbe far storcere il naso ad un lettore giovane e assetato di nostalgici ricordi, ciò comunque nulla toglie alla profondità dell’opera che, partendo del periodo pioneristico degli inglesi si snoda mediante storie, personaggi e squadre, lungo tutto l’arco temporale del Novecento, anche grazie al contributo fotografico presente nel volume e alle testimonianze dirette dei protagonisti.
Mancava nell’inflazionato panorama calcistico-letterario italiano, un’opera come questa, che oltretutto si concentra su un tema – il calcio sudamericano – che sta riscoprendo sempre maggior successo. Un plauso dunque alla casa editrice Alegre che ha scommesso sull’opera di Bayer, la cui trasposizione cinematografica è possibile trovarla facilmente on line su YouTube (si veda la voce Documental Fútbol Argentino). Resta l’unica pecca (ma sarebbe più corretto forse chiamarla disattenzione) legata alla scelta della copertina, non tanto per la scelta del famoso scatto raffigurante la “mano de Dios” di Maradona al Mondiale di Messico 1986 contro l’Inghilterra, quanto piuttosto per aver, bianco e nero a parte, ricalcato quella del libro “Revancha” di De Alexandris-Mariottini. Bazzecole comunque.