Fútbol. Una storia sociale del calcio argentino di Osvaldo Bayer – Elisabetta Favale da “Linkiesta”
da Linkiesta.it
Oggi vi stupisco con effetti speciali, vi parlo di Fútbol, il libro di Osvaldo Bayer, proprio io che non ho mai guardato una partita di calcio in vita mia.
Confesso che la curiosità mi è venuta grazie alla seconda parte del titolo: Una storia sociale del calcio argentino, sapendo che Osvaldo Bayer è stato un gran narratore delle lotte operaie in Argentina ho intuito che la lettura di Fútbol mi avrebbe portata su strade interessanti ed è stato così anche se ritengo sia una lettura maggiormente apprezzabile se si è amanti del calcio.
In Fútbol, Osvaldo Bayer parte dagli albori del gioco del calcio in Argentina, siamo nel periodo post coloniale e il calcio era un gioco dei gentlemen inglesi che lo avevano portato fino a lì ma la “creolizzazione” di questo sport avvenne in tempi piuttosto brevi.
Con una ricostruzione storica edulcorata dai sentimenti e dalla nostalgia, Fútbol accompagna il lettore in un percorso che fa emergere tutte le implicazioni anche di natura sociale ed economica che fin da subito si innescarono intorno a quello che smise prestissimo di essere un semplice gioco.
La capitalizzazione del calcio, l’ambizione economica più che sportiva dei calciatori passati da livelli dilettantistici a livelli professionali era già evidente nel 1934 quando fu proprio l’Italia a ingaggiare Monti, il calciatore argentino che aveva già fatto parlare del suo talento. Emergono i “lavoratori del pallone” in un momento storico in cui il generale Uriburu si era “impossessato” della Casa Rosada mettendo fine a quella che era la promettente “infanzia” felice del calcio argentino.
Mi ha stupita scoprire che furono propri i calciatori i primi a scioperare nel 1931 contro la dittatura militare appendendo le scarpette al chiodo.
Calciatori corrotti, pestaggi di arbitri, avversari minacciati: è l’Argentina del cosiddetto Decennio infame, nel 1941 non c’era ombra di etica sportiva, e Osvaldo Bayer descrive con toni giornalistici l’ennesima dura prova per il suo paese e i suoi connazionali che tanto ancora saranno destinati a soffrire.
Le domeniche senza calcio si sono susseguite per molto tempo nella storia di questo paese così come gli scioperi, nel 1955 il governo costituzionale di Perón fu destituito e da quel momento anche il calcio subì mutamenti e venne fortemente influenzato dalla politica, gli stadi erano pieni di gruppi facinorosi e violenti, il calcio non si fermò ma certo non aveva più niente di giocoso e spensierato.
Ricorda anche Osvaldo Bayer la tragedia del 1968 quando ci fu un crollo all’interno di uno stadio che causò la morte di 71 tifosi e prosegue citando gli eventi del 1976 quando il debutto del sedicenne Diego Armando Maradona avvenne in un paese sfiancato dalle torture, dai sequestri, dalle sparizioni, è l’anno del golpe militare e Videla presidente della Repubblica.
Il calcio argentino è sicuramente iconico per la storia di questo sport ma non penso che in tanti si fermino a riflettere sulle radici economiche, sociali, politiche del paese in cui si è affermato, Osvaldo Bayer in Fútbol riesce a darci un’idea chiara e lo fa senza nascondere nostalgia, dolore, orgoglio anche per quello che il suo paese ha finito per rappresentare in un mondo così patinato e sicuramente lontano dalle vite degli operai, delle classi più povere della popolazione.
Il libro finisce proprio nel 1986 per una scelta dell’autore, voleva evitare di raccontare l’ulteriore evoluzione del calcio che sarà destinato a diventare esclusivamente un business.