Giulio Calella su “Erre”
La Pantera tenta di ripercorrere le sue orme
Di Giulio Calella (Da Erre n. 39, Luglio-Agosto 2010)
Il movimento studentesco del ’90, a dispetto delle sue dimensioni, è un movimento di massa rimosso non solo dalla storiografia ufficiale ma anche da quella alternativa, dai suoi stessi protagonisti.
Il ventennale del movimento scoppiato in tutte le università italiane contro il progetto di riforma Ruberti – l’autonomia finanziaria degli Atenei, che ha spianato la strada all’autonomia didattica e al 3+2 – ha visto finalmente qualche suo protagonista tornare a parlarne. Due libri usciti quasi in contemporanea: Gli studenti della Pantera (Nando Simeone, Edizioni Alegre, 14,00 euro) e C’era un’onda chiamata Pantera (Carmelo Albanese, Manifestolibri, 28,00 euro + Dvd).
Il libro da noi edito di Nando Simeone tenta una ricostruzione a tutto tondo di quel movimento, indagandone la genesi nel decennio precedente, nel movimento degli studenti medi del 1985, nella caduta del Muro di Berlino e nei fatti di Piazza Tienanmen. Ricostruisce passo passo le scelte, i bivi, le rotture e le sconfitte del movimento, analizzando criticamente le culture politiche egemoni nella sinistra radicale del nostro paese, in primis nelle pratiche di democrazia diretta e autorganizzazione. Prova ad interpretare la rimozione da parte di chi fu la pantera, di chi visse negli anni successivi il rimescolamento politico seguito alla fine del Pci, alla nascita di Rifondazione Comunista, alla confluenza in quest’ultima di Dp, e alla stessa divisione in tre tronconi principali dell’area dell’Autonomia.
Il libro di Carmelo Albanese è invece soprattutto un film. Carmelo era un occupante della Facoltà di Lettere della Sapienza, e come Nando è stato un attivista del movimento. Scelse però di filmare. Di osservare più che intervenire. Non era una cosa così diffusa nel 1990: la Pantera è il primo movimento a poter vantare una auto-narrazione audio-visiva.
Il film allegato al libro è il prodotto del montaggio delle immagini da lui stesso filmate durante gli eventi, e delle interviste fatte oggi ai protagonisti dell’occupazione di quella Facoltà: Anubi D’Avossa Lussurgiu, Davidino Vender, Ermanno Taviani, Daniele Vicari e Enrico Lucci. Si proprio quello delle Iene, nel ’90 occupante di Lettere impegnato – come si vede dal film – a mettere in votazione le varie mozioni, anche se oggi nell’intervista – brillante come al solito, ma sicuramente discutibile – dice che ciò che sopportava di meno del movimento era proprio l’eccessivo “assemblearismo”.
Gustosa, soprattutto per chi conosce i personaggi, la scena del film in cui Marco Guarella (alias Ciuffettone) e Piero “il sardo” occupano la presidenza accolti con sufficienza dall’allora preside Tartaro, che alla richiesta di “presa del fax” risponde «E dove lo mettete…in tasca? Lo sapete Cosa è un Fax?». «Alcuni di noi lo sanno usare…» risponde timidamente Piero con il suo marcato accento sardo.
Era un movimento che iniziava ad utilizzare la tecnologia, che – come ci racconta Simeone nel suo libro – sperimentò anche le prime reti internet all’interno della Facoltà (denominate Okkupanet), e che iniziava a dare molta importanza alle immagini e al rapporto con la stampa. Nel suo libro Simeone racconta la trasmissione Samarcanda, la puntata che Santoro dedicò al movimento, e la forza che diede alla mobilitazione (la trasmissione può esser vista a questo link: http://www.ilmegafonoquotidiano.it/libri/gli-studenti-della-pantera). Albanese ha preferito non mettere le immagini di quella puntata, privilegiando il racconto “interno” del movimento, ma riporta le interminabili discussioni nella sua organizzazione, per decidere chi doveva parlare e cosa doveva dire.
Due libri utili per tentare di superare la rimozione. Entrambi scritti da due protagonisti, ma basati non solo sulla propria memoria. Simeone ha fatto un grosso lavoro su tutta la rassegna stampa di quei mesi (riportata con precisione in bibliografia), sui documenti del movimento (i più interessanti pubblicati) e sulla cronologia. Albanese un lavoro sulle immagini video da lui stesso girate, sulle foto di Stefano Montesi (alcune pubblicate) e sui disegni di Maurizio Ribechini, che spesso spiegano da soli in modo brillante le discussioni interne al movimento.
La Pantera può essere ancora utile ai movimenti futuri. Entrambi gli autori rivendicano infatti non tanto il filo rosso che lega la Pantera al ’77 o al ’68, ma ciò che la lega ai movimenti successivi: Genova 2001 ovviamente (in cui molti ex panterini furono protagonisti) ma anche il movimento dell’Onda del 2008, con cui i due libri chiudono.
Anche l’Onda a solo un anno e mezzo di distanza rischia già di essere rimossa. Ma se per qualcuno è bene che sparisca la stessa possibilità della mobilitazione, oltre ai suoi contenuti, ai movimenti non conviene mai ripartire da zero.