Grande come una città. Il Terzo Municipio di Christian Raimo – Elisabetta Favale da “Linkiesta”
da Linkiesta
Il libro
Quello che avete in mano è un libro che racconta – con la voce dei molti che l’hanno inventato, sostenuto, elaborato – un movimento politico inedito, plurale e in continua trasformazione. Un movimento nato in una periferia di una città sempre più in difficoltà, che ha portato centinaia di iniziative culturali in luoghi che per anni sono stati desertificati o lasciati al puro interesse commerciale. Un movimento che nella stagione dell’antipolitica – e nella città dove politica e corruzione vanno sempre a braccetto – immagina una forma per reinventare giorno per giorno un nuovo modo di fare politica.
Il 5 settembre 2018 Christian Raimo, da poco diventato assessore alla cultura del Terzo Municipio di Roma, decide di fare una «Chiamata alle arti» chiedendo a chi ha voglia di dare una mano di creare un progetto culturale sul territorio. Rispondono centinaia di persone. In un anno seguono oltre trecento incontri e circa trenta gruppi di lavoro. Un’esperienza unica nel suo genere, un intreccio tra istituzioni e movimento, tra intervento culturale e insediamento sociale. Un percorso che ha sorpreso – ed esaltato – per prime le persone che l’hanno immaginato e che sono state coinvolte. Cos’è stata, cos’è, cosa può essere Grande come una città? Un progetto di rigenerazione culturale di un territorio periferico, un metodo di organizzazione dell’associazionismo dal basso, il tentativo di fare pedagogia pubblica in spazi informali? Queste le domande che i suoi stessi attivisti si pongono con contenuti e forme diverse, dalla testimonianza personale al saggio. Ognuno parte da sé, dai propri desideri, passioni e competenze, creando un insieme che non comprime ma valorizza le singolarità. Viene fuori la voglia di non limitare la parola politica a un sinonimo di governance, di ricostruire nei territori un senso di comunità e di far tornare la città un luogo di incontro, partecipazione e conflitto.
La mia lettura
Leggendo questo libro la prima cosa che ho provato è stata invidia, la seconda rimpianto.
Fino a poco tempo fa vivevo a Roma nel Municipio II, con una collega e amica fantasticavamo spesso su come poter contribuire all’offerta culturale del quartiere, essendo una che legge molto ovviamente avrei voluto creare momenti di aggregazione rivolti a questa attività ma mi ero figurata anche altre cose come ad esempio fornire aiuto a chi arriva a Roma per motivi poco piacevoli come una malattia.
Nella zona di Piazza Bologna, con il Policlinico vicino, mi capitava molto spesso di incontrare gente che era a Roma per assistere un parente in ospedale e, pur essendo un quartiere tutto sommato ben servito, un aiuto ulteriore per capire come risolvere piccole beghe quotidiane sono certa sarebbe stato gradito.
Io mi sono trovata in quel quartiere dopo essere partita da Roma per vivere alcuni anni a Milano e farvi ritorno. Un ragazzo cingalese di un microscopico negozietto è stato la mia “guida”, circa tre anni dopo mi ha chiesto se ero riuscita ad integrarmi… sì ci ero riuscita!
La “Chiamata alle arti” di Raimo sarebbe stata per me irresistibile.
Ecco gli ambiti in cui il progetto si sta sviluppando:
Manifestare
Rivendicare
Sorprendere
Destabilizzare, coinvolgere, confrontarsi, sorprendersi, incontrarsi
Partecipare
Voce del verbo partecipare, avventurarsi, scatenare, comunicare, affrontare
Imparare
Educare, educarsi, ricordare, nutrire, interrogarsi
Comunicare
Raccontarsi, progettare, creare, condividere
Curare
Prendersi cura, donare, restituire, ascoltarsi
Lottare
Discutere, resistere, riappropriarsi, liberarsi
Tra i contributi ho scelto quello di Isabella Borghese: Coinvolgere.
Isabella ripercorre i momenti che l’hanno portata a guardare da lontano per poi avvicinare questa cittadinanza sorprendentemente vivace, attenta alle necessità reciproche e alle potenzialità dei contributi che la prossimità può assicurare a tutti. Con la curiosità che la contraddistingue Isabella si è fatta spettatrice, ha osservato e ciò che ha visto è stato uno scenario coinvolgente perché che cos’è il senso civico, cos’è la politica se non la “costruzione di un senso di comunità”?
Le famiglie intere coinvolte in questa Chiamata alle arti sono state lo stimolo per decidere di farsi parte attiva così da spettatrice è diventata attrice e ha messo a disposizione le sue competenze, si è candidata per far parte dell’ufficio stampa.
E’ bello il racconto che fa Isabella, ci parla di 500 attivisti, un numero incredibile di persone che devono coordinarsi, motivarsi, gruppi autonomi ma non indipendenti, chat di fuoco per confrontarsi sugli eventi da organizzare, testimonianze come quella di Erri De Luca che incoraggia a non mollare!
Mi è piaciuto molto anche il contributo che riguarda il tema del Prendersi cura.
Di cosa si sente il bisogno in una grande città? Cosa si chiede al proprio quartiere? Nel caso di Roma al proprio Municipio? Sicuramente opportunità di aggregazione. Lo raccontano Monica Crisci, Eloise Longo, Daniela Serafini e Laura Taradel. Non è difficile da capire, penso che ognuno di noi abbia il desiderio semplice di contribuire in qualche modo a migliorare il proprio ambiente, in una società sempre più virtuale e individualista è un ritorno ai valori della solidarietà e della comunità. Ritrovare se stessi nella collettività, creare connessioni sociali, discutere di inclusione e adoperarsi perché non rimanga solo un’idea.
Che dire? In un momento di fermento sociale e di grande difficoltà per una città come Roma mi sembra sia la strada giusta per ricominciare a credere che l’unione fa la forza.