Il romanzo della capitale non ha mai un lieto fine. Andrea Gaiardoni (da Venerdì di Repubblica)
[…] Roma si può e si deve osservare anche da altrove. Dalle periferie ad esempio, tema ormai scomparso dalle agende dei partiti. È da lì che parte la narrazione di Giuliano Santoro, da una sera d’estate del 2014, quando su un marciapiede del quartiere di Tor Pignattara rimane a terra Shahzad, migrante pakistano ammazzato a calci e pugni da un minorenne italiano, vittima di un razzismo grossolano ma anche di un collasso urbano e ideologico.n episodio dove la condanna del responsabile rischia soltanto di servire ad archiviare come singolo episodio quanto accaduto senza capirne i perché. “A lavare la coscienza collettiva” come scrive Santoro. Scriveree documentare serve anche a questo, a strappare il velo d’indifferenza che avvolge la città.