Illuminati sul il manifesto
La storia dell’eresia trotskista in tutte le sue varianti
Dalla storia del bolscevismo al conflitto del profeta disarmato con Stalin, fino al dibattito sulla natura sociale dell’Urss. Un libro di Daniel Bensaïd per le edizioni Alegre, con la prefazione di Salvatore Cannavò
di Augusto Illuminati (da il manifesto del 17/01/2008)
Nella prefazione al libro di Daniel Bensaïd, titolato Chi sono questi trotskisti? Storia e attualità di una corrente eretica (Edizioni Alegre, 2007, pp. 159, euro 16), Salvatore Cannavò – erede di quella tradizione in Italia – dice che «i meriti di quella fase storica» sono certi, ma che passati gli anni, «resta forte e fondato il dubbio che il trotskismo maggioritario abbia seguito troppo e troppo a lungo i movimenti, le dinamiche, i sussulti del ‘partito perduto’, cioè del grande fenomeno che ruotava attorno all’Unione sovietica, nella segreta speranza che si aprisse la fessura per il rientro e la rigenerazione».
Di qui la grande suggestione culturale esercitate dai temi trotskisti, ma anche il limite dell’iniziativa politica della IV Internazionale e delle organizzazioni nazionali che ad essa si richiamarono, in un convulso susseguirsi di compattamenti e scissioni. Sulla stessa lunghezza d’onda, il testo di Bensaïd preferisce, sin dalla premessa, impiegare al plurale il termine «trotskismi» e parla nel contesto della simultanea decomposizione dello stalinismo e della socialdemocrazia, di una «vittoriosa sconfitta», che preserverebbe la possibilità di riprendere la lotta avvalendosi di una memoria del «secolo breve», necessaria per avventurasi in quello successivo.
Bensaïd ricostruisce brevemente la storia del bolscevismo negli anni Venti, il conflitto di Trotskij con Stalin, gli anni dell’esilio e il tentativo di organizzare un’opposizione al regime staliniano del Partito e dell’Internazionale negli anni Trenta, nonché il problematico dibattito in merito alla natura sociale dell’Urss, sulla cui ambigua definizione di stato operaio burocraticamente degenerato vengono sollevati consistenti dubbi. La proposta di fare entrare alcune sezioni dell’opposizione di sinistra nei partiti socialdemocratici nel 1934 viene interpretata come la prima sperimentazione di quella tattica che sarebbe poi stata denominata «entrismo»: una tattica che era consistita nell’infiltrare i militanti trotskisti dentro i partiti aderenti alla II o alla III Internazionale, con vari livelli di esplicitazione o di occultamento delle rispettive posizioni.
Il primo tentativo non ebbe tuttavia immediato seguito, tanto che fra il 1936 e il 1938 vennero gettate le basi per la costituzione di una IV Internazionale indipendente, che nasceva tuttavia in una fase di riflusso del movimento operaio, con il rischio di confinarsi a un ruolo di piccolo gruppo. Aveva inizio, così, una storia controversa, ricca di fermenti teorici e di iniziativa politica, ma anche di previsioni erronee e di scissioni ripetute: una storia ricostruita con molta accuratezza, che si intreccia con quella delle grandi potenze e dei partiti di massa per tutto il periodo che va dallo scoppio della II Guerra mondiale agli anni Sessanta.
Dopo la penosa «traversata del deserto» degli anni Cinquanta, il decennio successivo segnò una ripresa del movimento di massa e lo schiudersi di nuove occasioni di intervento, mentre diventava palese la crisi del sistema sovietico. Si presentò però il problema della fuoriuscita dall’entrismo, specialmente nelle sue forme più clandestine, che segnerà la crisi e la trasformazione delle organizzazioni trotskiste alla fine dei Sessanta. Più che una rinascita della struttura internazionale, che avrebbe continuato a oscillare fra riunificazioni e scissioni, a partire dal 1968 diventò interessante l’incidenza locale di orientamenti trotskisti, proprio in quei paesi come la Francia e l’Italia in cui era stata consumata e superata l’esperienza entrista (pensiamo alla Sinistra Critica e alla Lcr), mentre ben poco sarebbe emerso dalla dissoluzione dell’impero sovietico. Nelle conclusioni Bensaïd si chiede se la sequenza in cui iscrive la storia dei trotskismi non giunga a termine con quella dello stalinismo, che essi per primi hanno combattuto in nome del marxismo rivoluzionario. Si potrebbe forse rispondere che, in ogni caso, i trotskismi appartengono alla dinamica organizzativa di una fase fordista che si è irrevocabilmente conclusa, dando luogo a nuove soggettivazioni politiche e modelli della lotta di classe.