Intervista di Porpora Marcasciano a “Radio Città Fujiko”
“Tra le rose e le viole”, pubblicato da Edizioni Alegre nell’ottobre di quest’anno, è il nuovo progetto editoriale scritto dall’attivista per i diritti civili, sociologa e scrittrice Porpora Marcasciano. Il racconto è una raccolta di 10 interviste a 10 protagoniste degli ultimi 50 anni di storia per il riconoscimento dell’identità trans. Il libro, in realtà, è una riedizione del medesimo pubblicato nel 2002, in cui le vecchie storie sono aggiornate da quelle delle nuove generazioni trans.
Porpora Marcasciano è una figura storica dell’attivismo per i diritti delle persone trans, ha pubblicato nel 2007 “Antologia: sesso genere e cultura degli anni ‘70”, nel 2008 “Favolose narranti: storie di transessuali” e nel 2018 “L’aurora delle trans cattive”.
“Tra le rose e le viole”: la lunga battaglia per i diritti delle persone trans
Porpora Marcasciano, introduce il suo libro descrivendolo come «un testo politico, filosofico antropologico, culturale e sociologico, un insieme di queste visioni e – continua – racchiude 10 soggetti molto rappresentativi che raccontano una storia, i secondi 50 anni del secolo scorso, dalle prime pioniere alle ragazze più giovani. Mettendo insieme queste 10 storie, veniva fuori un racconto che era un pezzo di storia».
Infatti, per la prima volta, le persone trans, riportando i loro personali percorsi di vita, riuscivano a leggere e interpretare il mondo, e non il contrario. Le protagoniste del libro riescono così a narrare di sé, dar voce ai loro ricordi, raccontare le loro sofferenze durante la lotta per il riconoscimento delle loro identità, dagli anni sessanta ai giorni nostri.
Per quanto riguarda il titolo, ricorda l’autrice come «rappresenta i colori delle donne: il viola è il simbolo di una generazione, il mix tra rosa e celeste, i due colori che identificano il genere». Oltre a ciò, è un titolo particolarmente significativo per l’autrice, poiché le ricorda una filastrocca durante il periodo dell’infanzia.
I racconti di Roberta, Nadia, Gianna, Antonello, Pina, Claudia, Max, Antonia, Erica, Sofia, si svolgono in periodi diversi, dove non vi era ancora un nome per poter definire la loro identità socioculturale. Infatti, nello stesso titolo, il termine travestito, è una descrizione vecchia, usata negli anni 2000, mentre attualmente, potrebbe essere sostituito con il concetto di fluidità o varianza di genere, che all’epoca, appunto, non esisteva.
Probabilmente, il cambiamento storico e sociale più significativo per la rivendicazione dei diritti delle persone trans ha una data definita: il 1982, anno della legge 164. La legge riconosce il cambio sesso, mediante l’operazione per la modifica dei caratteri sessuali, che ha dato il via, come sottolinea l’autrice «ad un percorso lento che ci porta fino ad oggi di tutta una serie di trasformazione e di acquisizione di diritti: il diritto di essere, di cittadinanza, sui quali costruire poi altri diritti, come quello al lavoro o all’accesso alla salute».
Nel periodo storico in cui si sono volte alcune interviste, le persone trans venivano perseguitate, discriminate e molestate e in particolare, viste come socialmente pericolose. Ad oggi la comunità trans è molto consistente, infatti secondo l’Istituto Superiore di Sanità vi sono più di 400 mila persone transessuali in Italia, e per questo è fondamentale la costituzione di una normativa chiara, che possa tutelare il percorso esistenziale di queste persone. Recentemente nel dibattito politico è stato discusso il Ddl Zan-Scalfarotto, che ha come obiettivo il contrasto dell’omolesbotransfobia: «è sicuramente un passo importante’ asserisce Porpora ‘più che per i diritti, per tutelare le persone trans dalla violenza e dalla emarginazione e – conclude – Sicuramente si trovano dei limiti, però bisogna avviarli i percorsi, non esistono leggi perfette, i percorsi le fanno le persone e questa legge deve essere portata avanti per vedere un vero cambiamento».
Virginia Carraro