La “logorrea” revisionista – Massimo Novelli su “il Fatto Quotidiano”
L’anti-antifascismo è ormai approdato a uno boutade da cabaret
di Massimo Novelli – il Fatto Quotidiano di Lunedì 6 novembre 2023
Vitaliano Brancati, Leonardo Sciascia e Umberto Eco hanno descritto nei loro libri l’eterno fascismo italiano, che dagli anni del Regime ai giorni nostri designa una dottrina politica, oltreché un carattere umano: dunque una visione del mondo, una concezione dei rapporti sociali. È perciò “perfettamente possibile chiamare antifascismo una militanza politica attuale”, perché “l’antifascismo è insieme un fatto storico e una dottrina politica: come fatto storico, l’antifascismo italiano è l’insieme delle attività di opposizione al regime dittatoriale di Mussolini e volte al suo rovesciamento; come dottrina politica, è la sintesi delle teorie dello Stato ipotizzate in antitesi a quella fascista, che ha la sua sanzione legale nella carta costituzionale del 1947- 48 ”. Sostenere quindi “che l’antifascismo non serve più a niente, sostenere cioè che l’antifascismo ha esaurito la sua funzione storica con la sconfitta del nazifascismo nel 1945, significa obliterare quest’ultima dimensione dell’antifascismo: potremmo dire il suo progetto; il tentativo, del tutto ovvio per una dottrina politica, di proiettarsi oltre la contingenza da cui ha avuto origine”. Tutto ciò porta a un’ulteriore considerazione: “Non potrà mai esserci l’anti – fascismo per i pieni poteri del capo del governo, l’antifascismo per la svastica, o l’an – tifascismo per la guerra imperialista”. Sono parole di Luca Casarotti, storico del Diritto romano e collaboratore di Jacobin Italia, tratte dal suo saggio L’a n t i f ascismo e il suo contrario, appena pubblicato dalle Edizioni Alegre. Un libro da leggere con attenzione, da meditare, da usare in modo militante per opporsi a “ques ta logorrea contro l’antifascism o”. Una “l ogorrea ” iniziata a metà dagli anni Novanta in ambiti accademici (Ernesto Galli della Loggia), e proseguita “con la stagione revisionista del “Ciclo dei vinti” di Giampaolo Pansa”. Ora è approdata alle boutade da cabaret da parte di importanti cariche dello Stato. Da militante ha scritto, del resto, Casarotti. Da “militante antifascista”, esordisce, “con tutti i crismi dello stereotipo: in tasca la tessera dell’Anpi, di casa nei circoli Arci e negli spazi occupati, ma anche nelle enoteche pettinate e nei locali jazz, onde non sfuggire agli sberleffi dei Tom Wolfe italofoni. E da militante voglio scrivere un libro militante: ma quale libro non lo è?”. Quali scopi si prefiggono i detrattori (politologi, pseudo-storici, giornalisti, politici) dell’antifascismo? “Volendo ragionare per dicotomie”, scrive Casarotti, “vaga – mente alla maniera di Norberto Bobbio, potremmo dire che questa logorrea contro l’antifascismo e la Resistenza ha due dimensioni e due scopi. Due dimensioni: l’una orientata alla storia, cioè all’interpreta – zione della guerra partigiana, l’altra al presente, cioè alla memoria di quella guerra e al modo di essere attuale dell’antifascismo. Due funzioni: l’una di legittimazione politica, cioè di vocazione istituzionale, l’altra di delegittimazione della protesta, cioè di critica della contestazione allo stato delle cose, quando succede che essa rivada al repertorio dell’antifascismo e si proponga di ravvivarlo. Ciascuna funzione può essere assolta nell’una o nell’altra dimensione”.