Partecipate e giunta 5S contava solo essere grillini – Lorenzo D’Albergo da La Repubblica Roma
La chiusura rispetto alle competenze esterne alla galassia pentastellata, le ingerenze politiche dei consiglieri del Movimento Cinque stelle, il caso dello stadio della Roma, i deficit comunicativi della sindaca. Nel suo Roma, polvere di stelle, saggio in uscita il 15 febbraio per Alegre, l’ex assessore all’Urbanistica Paolo Berdini non si tira indietro. Fa i nomi. Quelli di chi ha di fatto commissariato la sindaca (da Grillo a Marra, passando per Sammarco, dominus dell’avvocata Raggi) e dei personaggi con cui ha dovuto condividere la sua breve avventura in Campidoglio.
Nel racconto di Berdini, tra i protagonisti, ci sono gli altri ex Marcello Minenna e Carla Raineri. Ma anche i nomi degli ultimi acquisti capitolini. Gli assessori Massimo Colomban, Pinuccia Montanari, Rosalba Castiglione, Margherita Gatta, e Gianni Lemmetti. Ci sono pure i vertici delle municipalizzate, i dg di Atac e Ama Paolo Simioni e Lorenzo Bagnacani. L’urbanista, autore di un pamphlet carico di delusione nei confronti del mondo grillino, li elenca e poi annota: «In pochi mesi viene azzerato l’inedito e ambizioso progetto di dare vita a una giunta competente e indipendente per tornare nel recinto dei fedelissimi, che spesso vantano curriculum imbarazzanti».
Ma ce n’è anche per i consiglieri: «Al primo incontro con tutti i dirigenti dell’assessorato – ricorda Berdini – trovo davanti alla mia porta un accreditato consigliere appartenente al “cerchio magico” del sindaco, Pietro Calabrese. Il giovane consigliere, il cui livello di preparazione può essere apprezzato dalla lettura del suo curriculum (è pittore dal 2002, n.d.r.) mi chiede di partecipare». L’assessore si impunta, scrive di aver chiesto a Calabrese di non «immischiarsi nelle faccende tecnico-amministrative per concentrarsi invece nel ruolo di guida politica». La risposta del consigliere è piccata: «Lui fu molto contrariato e con poca educazione decise di giocare la carta di riserva tirando fuori uno scartafaccio che conteneva a suo dire “i progetti che il Movimento ritiene indispensabile inserire nel programma”». Nulla da fare. Così «il giovane consigliere riprese la sua strada».
Anche in giunta l’aria pare essere viziata. Le proposte di Berdini, dal Patto per Roma da 4,5 miliardi da proporre al governo a “Un tetto per tutti” per risolvere l’emergenza abitativa vengono invece ignorate. Nel primo caso è la sindaca a rompere qualsiasi idea di trattativa: «Raggi mi dice che per quanto la riguarda non “avrebbe mai parlato con Renzi”». Nessun astio personale: anche con Gentiloni, romano, «non si trova il tempo necessario per telefonare al governo».
A Palazzo Senatorio, invece, hanno un peso altissimo le parole di Totti e Spalletti. Si vira sullo stadio della Roma, progetto considerato come un regalo ai privati da Berdini. L’urbanista ricorda il «Famo ‘sto stadio» in diretta tv dell’ex mister giallorosso e il tweet del capitano: «Vogliamo il nostro Colosseo moderno». «Per il “cerchio magico” del sindaco – scrive l’ex assessore – è il segno che bisogna arrendersi. La sera vengo raggiunto per telefono dal vicesindaco Bergamo che con voce impostata dice che “non possiamo reggere il colpo di queste dichiarazioni” e che bisogna mutare atteggiamento». Il resto è cronaca: fuori Berdini, arriverà l’accordo per lo stadio.