Povertà indecorosa – Giuliano Milani da “Internazionale”
da Internazionale, n. 1306 10-16 maggio 2019
Nei primi mesi di quest’anno alcuni comuni emiliani hanno introdotto una patente a punti per gli assegnatari di case popolari. Chi si comporta bene li guadagna, chi si comporta male (per esempio facendo rumore, cattivi odori o lavorando in cantina) li perde fino a vedersi revocata l’assegnazione. Da dove è nato questo provvedimento che nell’assistenza ai più deboli sostituisce il merito al diritto e la dimensione individuale a quella collettiva? Se lo chiede Wolf Bukowski, blogger e autore d’inchieste, che in questo libro dal bel titolo endecasillabo traccia la genealogia dell’odierno culto del decoro. Risale alla New York degli anni ottanta dove nasce la teoria della “finestra rotta” che stipula (falsamente) che la tolleranza zero dei piccoli reati porti alla riduzione di quelli gravi e violenti; prosegue con la rivoluzione degli anni novanta quando nelle società occidentali ci si dimentica dei nemici “distali” (padroni, capi, governanti) e si cominciano a combattere quelli “prossimali” (colleghi, vicini) specie se diversi o stranieri. Poi, con il nuovo secolo, la sicurezza prende il sopravvento. Ricostruisce così la storia di uno dei fondamenti dell’attuale pensiero delle destre: quel principio in nome del quale si chiudono le stazioni di notte, si costruiscono panchine anti-bivacco e più in generale si provano a escludere poveri e altri dall’orizzonte percettivo delle classi medie.