Riccardo Bianchi da “Il Venerd’ di Repubblica”
GLI SCRITTORI CHE ALLA LEGA FAN VEDERE I SORCI VERDI
Riccardo Bianchi
(dal Venerdì di Repubblica)
Spinta dalla voglia di denunciare, e dal desiderio di rivalsa, una squadriglia di scrittori, schierata sul lato sinistro della politica, s’invola all’assalto dell’avversario leghista e spara una serie di racconti dal profondo
ventre del Nord. L’obiettivo? Descrivere il sentire leghista, le usanze leghiste, le feste leghiste. A partire, per esempio, da storie come quella della ragazza convinta dalla famiglia a partecipare a Miss Padania: «Perché
lei è una vera padana, bionda vera, sopra e sotto», come ricordato ai giurati dall’orgoglioso fidanzato, meridionale emigrato che ha provato l’onta di sentirsi dire che puzzava e ora non sopporta l’odore degli immigrati (e li pesta pure).
Al centro della scena, tutti personaggi inventati, ma non troppo, visto quanto ricordano i protagonisti dei fatti di cronaca citati in calce ai racconti che hanno ispirato.
Sorci Verdi. Storie di ordinario leghismo (Alegre, pp. 192, 14 euro) è la raccolta che prende il nome dalla brigata dell’aeronautica italiana nata nel 1936 per far vedere, appunto, i «sorci verdi» al nemico. Il libro è nato dall’«alleanza » di vari artisti che la Lega Nord ha provato, in passato, a censurare. Giulia Blasi, Girolamo De Michele, Valerio Evangelisti e molti altri, infatti, si erano ritrovati insieme, a gennaio, per firmare un appello a sostegno di Cesare Battisti: chiedevano al governo francese di non revocargli il diritto d’asilo. Una scelta che fece discutere e riscosse sonore critiche bipartisan. Nel Carroccio andarono ben oltre: alcuni sindaci in camicia verde decisero di ergersi a Santa Inquisizione e bandirono dalle biblioteche pubbliche le opere dei suddetti autori. O almeno ci provarono. Nacque allora, da quel gruppo di autori, che già orbitavano
intorno alla rivista Letteraria, il collettivo Scrittori contro il rogo, da cui poi è scaturita l’idea di Sorci Verdi. Il ricavato del libro, per il quale gli autori hanno rifiutato ogni compenso, andrà alla biblioteca del carcere di Padova.
Lo slogan ideale dei diciassette racconti è che «il problema non è il leghismo in sé, ma il leghismo in me». Qui la narrativa serve come un’inchiesta sociologica a documentare la penetrazione della Lega nel pensiero
comune del Nord. Qualche esempio? La storia di Davide Malesi I miei vicini è gente che lavora, con un uomo che si separa dalla moglie, ma senza divorziare: un modo per ottenere una casa popolare con l’aiuto del sindaco padano amico e andarci a vivere con la nuova compagna, Sandài, una nigeriana. E sposare Sandài, no? «È di un’altra cultura, no no, dài. Figuriamoci se me la voglio sposare».