Descrizione
Con un approccio originale e provocatorio – spaziando dalla storia all’antropologia, dalle scienze politiche alla filosofia, dalla sociologia alla letteratura – questa monumentale ricerca di Cedric Robinson obbliga a riaprire la cassetta degli attrezzi del marxismo, a fare i conti con il suo eurocentrismo e con la sottovalutazione della dimensione strutturale della cultura nella nascita dell’economia politica moderna. Contrariamente alle aspettative di Marx ed Engels, secondo i quali l’avvento della società borghese avrebbe progressivamente razionalizzato i rapporti sociali, il razzismo ha finito per permeare anche le società emerse con il capitalismo, segnando le possibilità stesse di azione politica della classe lavoratrice.
Robinson prova ad andare oltre questi limiti ripercorrendo biografie e analisi di pensatori neri come W. E. B. Du Bois, C. L. R. James e Richard Wright, ma la tradizione radicale nera che indaga ha un significato più antropologico che teorico: è il retroterra culturale africano – il vissuto quotidiano, la musica, le forme specifiche di religiosità – ad aver fatto da base per le originali esperienze di resistenza delle popolazioni nere in America e non solo.
Robinson identifica così una politica rivoluzionaria proveniente da forme di vita e di pensiero non-occidentali, in grado di coniare concetti come «razzialismo» e «capitalismo razziale» e di estendere l’efficacia analitica delle categorie classiche marxiane.
«Le idee di Cedric Robinson sono una guida in quest’era in cui stiamo rivalutando pubblicamente il razzismo strutturale insito in tutte le maggiori istituzioni.
Dobbiamo fare nostro soprattutto il suo concetto di capitalismo razziale e la sua identificazione di una cultura intellettuale e militante di resistenza, che chiama tradizione radicale nera.
È un libro che va letto, riletto e poi riletto ancora»
Angela Davis
«Un’opera imponente. Non esiste nulla di simile nella storia del pensiero radicale nero»
Cornel West