Descrizione
Alla ricerca di una memoria condivisa, dunque di un condiviso oblio, dagli anni Novanta intellettuali, giornalisti e politici di vari schieramenti spiegano che l’antifascismo va superato, a meno di non volersi battere contro un nemico immaginario già vinto nel 1945. Tale litania si spinge fino a mettere in discussione lo stesso fondamento antifascista della nostra Costituzione, perché una sola fazione di una guerra civile non può rappresentare l’unità nazionale. Una litania cantata negli anni dai vari Giampaolo Pansa ed Ernesto Galli della Loggia, accompagnata da una versione denigratoria della Resistenza che ha insinuato nel senso comune una sorta di rovesciamento delle parti: all’antifascismo lo status quo, al fascismo la ribellione contro di esso.
Luca Casarotti, confrontandosi con testi a volte intelligenti altre di una stupidità mozzafiato, fornisce le istruzioni per smontare l’uso propagandistico del passato che in questi anni ha fondato una vera e propria retorica del disimpegno. Non esiste oggi un fenomeno politico identico al fascismo mussoliniano, se non altro per la banalità per cui la storia non si ripete mai identica a sé stessa. Però ci sono concetti e stili politici a cui una sensibilità ancora radicata continua a dare il nome di «fascismo». Allo stesso modo l’antifascismo è insieme un fatto storico e una dottrina politica. Con un progetto – di certo plurale – proiettato oltre la contingenza da cui ha avuto origine. Per questo nessuna retorica «anti-anti» potrà riuscire a escludere l’antifascismo dall’ordine della politica.
La storia non è una sequenza d’eventi, è il processo che li fa succedere. Ed è il processo antifascista che va rimesso in scena.
Se nell’antifascismo si trova un po’ di tutto, tranne il fascismo, cosa mai andrà cercando fuori dall’antifascismo chi fa così tanta fatica a starci dentro?